Cicale, artista salernitano in Argentina: “Salerno, domani canterò per te”
Molto spesso ci è capitato di intervistare giovani professionisti salernitani costretti ad emigrare all’estero per cercare fortuna e per mettere in vetrina le proprie potenzialità e garantirsi uno stipendio quantomeno dignitoso. Dalle loro parole, spesso, traspariva un mix di amarezza e frustrazione per non aver avuto la possibilità di esprimersi nel proprio territorio, circondati dagli affetti più cari. Una “fuga di cervelli” che lascia tanto amaro in bocca e che dovrebbe comportare una seria riflessione a 360°. Ci sono, però, anche ragazzi hanno tratto enormi benefici dalla scelta – per quanto dolorosa – di trasferirsi altrove. Una vera e propria scuola di vita, il modo più efficace per arricchire il proprio bagaglio culturale e crescere soprattutto sul piano umano. La storia che vi raccontiamo oggi è di quelle che lasciano il segno, intervistare Vincenzo Cicale è stata una grande emozione. Chi lo conosce sa bene sia sempre stato un giovane solare, intelligente, desideroso di trasformare una passione in una piacevolissima realtà lavorativa. 6 anni fa ha lasciato Salerno per trasferirsi in Argentina e domani avrà l’opportunità di esibirsi nella sua città d’origine davanti ad un pubblico che si preannuncia numeroso e caloroso. Il suo racconto lascia in eredità una serie di insegnamenti e un messaggio implicito che ci sentiamo di condividere con i lettori: mai smettere di sognare. Ecco le sue dichiarazioni:
Partiamo dallo spettacolo di domani…
“Proprio in queste ore sto ripassando le canzoni, torno nella mia Salerno e sono particolarmente motivato. Sono andato via da qui sei anni fa, mi esibirò nei generi “tango” e “folklore argentino” che sono un po’ la mia specialità. L’appuntamento è per domani sera alle 20:30 presso il teatro “Santa Margherita” di via D’Allora, a Salerno. Ingresso gratuito. Uno spettacolo di circa un’ora e mezza durante il quale spero di trasmettere emozioni a chi avrà voglia di ascoltarmi”.
Da quanto tempo coltivi la passione per il canto?
“Potrei dire…da sempre! Sin da piccolo mi piaceva cantare, ero affascinato dalle musiche spagnole. Poi, una volta trasferitomi in Argentina, ho avuto la possibilità di approcciarmi al tango e mi sono letteralmente innamorato di un genere che può “apparire” pesante ma che richiede una grande capacità interpretativa per la sua capacità di rappresentare la realtà e di trattare tematiche di strettissima attualità. Talvolta anche fatti piuttosto tristi e drammatici. E’ una forma artistica che vedo molto vicina al mio modo di essere, posso dire di aver appreso tante cose che mi torneranno utili nel mio percorso professionale”.
Un genere completo, dunque…
“Assolutamente sì. Il tango richiede impegno costante e una serie di capacità non da poco: oltre ad essere intonato devi essere bravo a capire i testi, ad immedesimarti nei personaggi, a interpretare i loro sentimenti nel modo più opportuno. C’è una frase del compositore argentino Discepolo che trovo azzeccatissima: dove giri giri, il tango verrà sempre a cercarti”.
Che emozione si prova quando si canta nella propria città con la consapevolezza che, dopo poche ore, si ripartirà per il Sud America?
“Interpreto spesso il sentimento della nostalgia, in effetti lasciare Salerno e gli affetti più cari non è mai semplice. Ma conoscere altri popoli, altre usanze e altri costumi aiuta tanto, pur senza mai rinnegare le proprie origini e tradizioni. E poi, a distanza, hai la possibilità di apprezzare maggiormente ciò che, sul posto, non sai valorizzare affatto. A quello che chiamo ironicamente “Piattume Argentino”, sovrappongo il pensiero del nostro mare, della costiera, di tutte quelle bellezze che abbiamo davanti agli occhi e che spesso diamo per scontate. Mi piacerebbe poter tornare più spesso a Salerno, non lo nascondo. Ma cerco comunque di vivere in pieno questa esperienza per diventare una persona e un professionista migliore”.
Vivere in Argentina ha agevolato il tuo percorso artistico?
“Sì. In un contesto di palese difficoltà economica posso dire che la cultura è al centro di tutto. L’Argentina è dieci passi avanti rispetto a molte altre realtà e devo dire che mi sono ritagliato uno spazio importante, sufficiente per farmi conoscere e, spero, apprezzare. Qui ci sono teatri sempre aperti, spettacoli ogni giorno, accademie e scuole che formano i ragazzi anche gratuitamente dando l’opportunità di confrontarsi con gnete di altissimo livello. E’ proprio un mondo a parte, se ti cali nella realtà puoi sentirti quasi a casa e avverti meno il peso della lontanza perchè sai che stai costruendo il tuo futuro. Il conservatorio dove studio si chiama Escuela de Musica Popular de Avellaneda, colgo l’occasione per ringraziare anche la mia insegnante Patricia Andrade”.
Un artista giovane come te quanto è stato penalizzato dalla pandemia e dalle varie restrizioni?
“Il nostro lockdown è durato quasi due anni, è stata la quarantena più lunga al mondo. Tuttavia parliamo di un popolo abituato, purtroppo, a convivere con difficoltà economiche e proprio per questo c’è la capacità di trovare una soluzione piuttosto che piangere per il problema. E così, pur con teatri chiusi, ho cercato di sfruttare al meglio i canali social e le piattaforme virtuali per farmi conoscere e per far ascoltare la mia voce al pubblico. Per quanto mi riguarda il lockdown si è trasformato in una vera e propria esperienza formativa, utile ad approfondire gli studi e a mettermi in gioco con modalità diverse rispetto a quelle abituali”.
Ti piacerebbe un giorno tornare stabilmente a Salerno o ormai la tua vita si svilupperà in Argentina?
“Certo che mi piacerebbe tornare più spesso, sento di essere quasi in debito con la mia Salerno e con il Sud in generale e vorrei lasciare il segno, dare qualcosa alla mia gente. Ma non immagino una presenza fissa, piuttosto un “andare e venire”. Intanto domani mi godrò ogni singolo istante di una giornata che resterà sempre nel mio cuore e nella mia mente”.